Anna Fusco

i’m crazy, crazy for feeling so blue…
26 maggio_25 giugno 2016

Caratterizzato da un estremo eclettismo, il progetto estetico di Anna Fusco, si nutre del mito, del rito, della leggenda. Una ricerca antropologica atta a indagare l’uomo dal punto di vista sociale, culturale e fisico, la sua interazione nella società, il suo contatto con l’ambiente, con la natura. Spesso nel lavoro dell’artista è riconoscibile una simbologia legata al femminino, alla grande madre generatrice, mentre l’interesse verso il quotidiano, le paure e i desideri, il ciclo della nascita e della morte dimostrano un latente interesse per un modello organicistico. Gli acquarelli neri sgocciolanti di fiori e di gufi, rappresentazione di sentimento e profondità, emotività e decadentismo senza compromessi, hanno forza grafica e pittorica allo stesso tempo, hanno la sensibilità di un’introspezione intima dichiarata con la forza e l’immediatezza del grafico pubblicitario e del writer di strada, è pulito e sporco con-temporaneamente. «Nel mio lavoro — sostiene l’artista — è rappresentata più volte la decadenza. Concetto carico di ambiguità che si inquadra nel modello organicista con il quale si interpreta il destino delle civiltà: gli individui invecchiano, le specie degenerano, gli stati decadono. Per me la decadenza, però, rappresenta anche il rigenerarsi, il rinnovamento». Quest’ultimo corpus di opere verte su un connubio tra alchimia e arte. Fatto di simboli alchemici inventati con figure geometriche e fiori, cercando di dimostrare come l’arte possa essere considerata una forma di alchimia dei nostri giorni nata da una conoscenza metafisica e filosofica che nella sua materializzazione può assumere connotati esoterici e mistici oltre ad una valenza psicologica. I disegni e le sculture di quest’ultimo periodo come i processi e i simboli alchemici, posseggono sovente un significato interiore nato dal legame tra la rappresentazione materiale e la trasformazione fisica del mondo che ci circonda. Come sosteneva il celebre psicanalista Carl Gustav lung, le fasi attraverso le quali avverrebbe l’opus alchemicum avrebbero una corrispondenza nel processo di individuazione, inteso come la presa di consapevolezza della propria individualità e la scoperta dell’io interiore. I lavori nella sua lettura alchemica divengono quindi una proiezione nel mondo materiale degli archetipi dell’inconscio collettivo, diventando la rappre-sentazione dell’itinerario psichico che rappresenta la coscienza di sé e la liberazione dell’io dai conflitti interiori. Così come nel passato, l’alchimia si prefiggeva la ricerca del sapere universale così questi ultimi lavori, cercano di raccontare il mondo che ci circonda le sue trasformazioni e le sue con-traddizioni, ricercando una verità ed una lotta interiore dell’uomo tra il bene e il male… Questo lavoro, si inserisce nella storia della lettura iconologica dell’arte che vanta un’importante tradizione ma che è stata spesso trascurata nel contemporaneo. La ricerca del rapporto tra arte e alchimia nasce da un’importante tradizione di letture, attraverso l’iconologia, in chiave alchemica di alcuni capolavori della storia dell’arte dalla Melanconia di Albrecht Durer, alla Gioconda di Leonardo da Vinci, passando per il Trittico del Giardino delle Delizie di Hieronymus Bosch fino alle letture alchemiche del Grande Vetro di Duchamp o alla rappresentazione della Cabala nelle tele di Anselm Kiefer. Anna Fusco è nata nel 1977 a napoli, dove vive e lavora. Ha conseguito la maturità artistica e il diploma dell’Accademia di Belle Arti di Napoli e nel 2006 ha partecipato ad un workshop con Adrian Paci a Milano.

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