Palazzo Mannajuolo

1912_2012
19 maggio_9 giugno 2012

Palazzo Mannajuolo compie cent’anni. E la famiglia celebra questo traguardo.

Architettura di altissima caratura nella definizione del rinnovato scenario urbano del quartiere Chiaia all’alba del XX secolo. Si distingue con il suo imponente e singolare involucro esterno ricco di raffinatissimi dettagli dando un’impronta stilistica innovativa all’intero contesto urbano per tutto il Novecento. E all’alba del XXI secolo ha ancora la capacità di imprimere la sua forte “personalità” e impronta Liberty, continuando ad affondare le sue radici nell’humus culturale del luogo.

Opera emblematica di Giulio Ulisse Arata, a cui fu affidata l’ideazione, sotto la spinta propulsiva verso nuovi orizzonti linguistici che aprivano la scena del nuovo secolo alla fioritura del Liberty, dalla cordata imprenditoriale degli ingegneri Ricciardi, Borrelli e Mannajuolo. Scriveva Arata: “…A Via Dei Mille ho progettato tre edifici per il Commendatore Giuseppe Mannajuolo e due per l’Impresa Ricciardi, Borrelli e Mannajuolo…”

Fu ideato come fondale scenico dell’asse percettivo di Via Dei Mille con una spettacolare e originale soluzione d’angolo (un elegante corpo ellittico che raccorda due blocchi volumetrici concluso da una “finta” cupola) che funge da cerniera con l’asse di Via Filangieri.

La scala ellittica è senza dubbio un capolavoro di caratura europea. La sensuale seduzione delle linee curvilinee delle rampe, che si fondono con i piani orizzontali nella visione dal basso verso l’alto, conclusa con un allegorico cielo dipinto si coniuga all’avanzatissima invenzione strutturale, atta a realizzare l’ardita fuoriuscita dei gradini monolitici di marmo a sbalzo nella parete. La tecnica esecutiva fu elaborata dall’amico ingegnere Giuseppe Mannajuolo, particolarmente esperto nel calcolo del cemento armato.

E’ passato ormai un secolo da quella bella époque in cui fu realizzato. Dal 1912 l’architettura non solo ha preservato il suo fascino, ma ha accumulato una sedimentazione di ricordi sulla vita di donne e uomini che l’hanno abitata e oggi nel 2012 continua ad ospitare anche la vecchia e nuova Galleria Al Blu di Prussia, aperta da Guido Mannajuolo nel dopoguerra e riaperta dopo cinquant’anni dai nipoti Giuseppe e Patrizia, affollata di fantasmi di arte, di letteratura, di cultura.

 

 

 

 

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