Stefano Parisio Perrotti
materia grigia
15 gennaio_1 marzo 2014
Dal 15 Gennaio 2014 al 1 Marzo 2014
I monti e la danza
A guardare le opere di Stefano Parisio Perrotti viene subito l’idea di un titolo: “I monti e la danza”. Colpiscono la coerenza di metodo e l’idea di fondo. Dove portano queste opere, questi sassi che vengono dal fondo del mare, dal grembo della natura? Diventano un mondo, se non “il” mondo, in cui la figura che vi si posa, o che sembra sorgere da essi, campeggia: è l’”io” che si rispecchia negli infiniti modi possibili. Spesso cogliendo contenuti curiosi, a volte ilari che raccontano la varietà del vivere.
Le figure sono a volte come in bilico verso un particolare significato, inaspettato, curioso, divertente. E le figure su quelle pietre “sferificate” dal moto delle acque, quasi come in un “io e lo spazio”, “io e la geometria”, come se tutto fosse sul punto di muoversi, sembrano scivolarvi sopra in equilibrio instabile.
Ecco nascere un gruppo danzante che fa girotondo; e così l’isolamento si rompe, si fa cerchio ed armonia.
Un’armonia anch’essa su un limite, su un confine valicabile solo grazie ad abili ed accorti, armoniosi movimenti. Il tutto sembra essere racconto dell’”essere in bilico”. Così, su quelle curve cangianti, una figura si staglia, si agita per danzare, si dà da fare senza paura. Si spinge in avanti fin quasi a tuffarsi, ad accennare un salto… Ah, sì, è proprio un racconto! Per un attimo mi fermo e cerco di cogliere un contenuto che intuisco essere oltre una certa più facile lettura. Quel qualcosa che in me vuole venire alla luce traspare evidente quando figura e “pietra-mondo” si legano. Il tema del racconto che Stefano si è dato, e che sembra circolare ampiamente in tutte le opere, si può iniziare da qualsiasi parte. Sia quando la figura si identifica e si fonde con il globo, con la sua rugosità, il suo trattamento, il suo colore, sia in modo del tutto fantastico. Forse sono tante le storie possibili da mettere insieme. La scelta è libera finché chi guarda s’immerge nelle svariate soluzioni.
La storia potrebbe cominciare così: “C’era una volta un globo che cambiava aspetti, trame, valori di superficie”. Il globo stesso, infatti, cambia, sembra agitarsi e danzare anch’esso mentre la figura, senza paura, sembra volersi tuffare in avanti nel vuoto. Le braccia si allargano o prendono un’asta in una bellissima posizione agile ed elegante, mentre il campo diviene oro e così la piccola figura anch’essa si illumina di prezioso.
Non manca l’accenno, l’episodio “concettual-materico” del “chiodo fisso” o anche la composizione derivata da una pila di blocchi contenuti che terminano in un’assoluta, armoniosa sequenza con la figura terminale. In ogni cosa Stefano dipana la matassa come un misterioso svolgersi del tempo. Creatività in cui le istanze dei gesti si manifestano e si avverano, si fanno scultura.
Riccardo Dalisi

Galleria Opere

chiodo fisso 
campione del mondo 
la vita è difficile ma è meravigliosa 
prima di volare 
gioco di squadra 
cacciatore di illusioni seriali 
porcellum 
in condominio signorile 
il sogno di achab 
il trionfo di Mr Camuffo

status 
terza via 
alla ricerca dell'altro me 
son più bello di me 
tutta un'altra vita 
il tocco di mida 
in te mi perdo piccola gioia 
la preghiera del corrotto 
cambio vita 
quant'è bello il mio giardino 
accumulo ricordi che 
ripartenze 
la schiusa 
il bandolo 
abbastanza bene 
la faccia nascosta della mia luna era in fondo al mare 
ho sconfitto il mio pandemonio 
comunanza 
attention to myself 
sognatore in viaggio 
rivoltato 
cosa non ha funzionato 
una pietra su
Da mercoledì 15 gennaio, la stagione espositiva della galleria Al Blu di Prussia (via Gaetano Filangieri 42) – lo spazio multidisciplinare di Giuseppe Mannajuolo – prosegue con “Materia grigia” la nuova personale di Stefano Parisio Perrotti a cura di Mario Pellegrino e accompagnata da un catalogo (Cangiano Grafica) con testi di Riccardo Dalisi e Carlo Nicotera.
In esposizione un corpus di 35 lavori realizzati dall’artista utilizzando pietre e rocce di multiforme provenienza – strada, fondo del mare, una falda di vulcano – alle quali dona nuova e differente vita assemblandone con carta, metallo, legno, plastica e animandole con piccole figure umane. Motivata dalla forte curiosità per la “manipolazione” dei materiali più disparati e orientata in molteplici direzioni espressive, la ricerca di Parisio Perrotti trasforma la materia raccolta, inerte ed inespressiva, in creazioni di bellezza, metafora dei modi d’essere degli individui ai quali – ecco il tocco dell’arte – suggerisce storie da riscrivere e da pensare.












































