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La galleria d’arte “Al Blu di Prussia” voluta da Guido Mannajuolo contribuì per quasi quindici anni, con la sua intensa attività, ad informare ed aggiornare l’ambiente artistico napoletano sulle tendenze dell’arte figurativa di quel tempo.

Al Blu di Prussia situato all’interno dello splendido edificio liberty di via Gaetano Filangieri – Palazzo Mannajuolo – fu un punto importante per la cultura partenopea intorno alla quale gravitavano le migliori forze intellettuali della città.

Nel “Il mare non bagna Napoli” di Anna Maria Ortese, Guido Mannajuolo è descritto come “un uomo alto e bello, occhi celesti, teneri e freddi insieme, come un capitano inglese del XVII secolo”.
Giovanni Comisso, nell’ammirarlo per la sua generosa attività, lo considerava l’unico mecenate d’Italia.

Grande operatore della cultura si impegnò a diffondere ed a far conoscere le diverse tendenze dell’arte pittorica italiana ed internazionale.
Amico di De Pisis ospitò nello spazio da lui creato gli artisti , le opere e le nuove tendenze più rappresentative della pittura contemporanea partecipando alla formazione di quel gruppo di artisti partenopei che negli anni 50 e 60 contribuirono all’esaltante dibattito sull’arte contemporanea.

Al fine di incentivare le linee emergenti dell’arte figurativa locale, Guido Mannajuolo favorì l’esposizione di opere degli artisti del “Gruppo Sud” che riuniva pittori e scultori che cercavano di lavorare in comune per reagire alla condizione d’isolamento, assicurando loro la possibilità di una piena espressione.
Intenso fu il calendario delle mostre che si tennero dal 1943 in poi: Al Blu di Prussia esposero Renato De Fusco, Raffaele Lippi, Alfredo Florio, Guido Tatafiore, Vera De Veroli, Ibrahim Kodra, Armando De Stefano, Vincenzo Montefusco, Renato Barisani, Federico Starnone, Paolo Ricci, Titina De Filippo, Novella Parigini, Anna Salvatore e tanti altri.

Sempre in linea con le tendenze figurative più avanzate Guido Mannajuolo ospitò, nel gennaio del 1952 la mostra dei “Concretisti Napoletani” con opere di De Fusco, Barisani, Tatafiore, Venditti, Giordano e Bisanzio che rappresentò la prima occasione di esposizione a Napoli di quegli artisti che avevano scelto la via dell’astrattismo.

La galleria d’arte ebbe inoltre la capacità di far conoscere tanti artisti emergenti, successivamente apprezzati dalla critica e dal mercato nonostante le difficoltà di un ambiente estremamente restio a metabolizzare le nuove istanze.

Riuscì in quegli anni a far giungere a Napoli opere di maestri dell’arte del novecento italiano ed europeo come De Pisis, Dalì, Campigli, Casorati, De Chirico, Guidi, Sassu, Tomea, Tosi, Braque, Picasso, Soffici, Rosai, Morandi così contribuendo a consolidare la fama di Napoli come capitale d’arte.

Dal contributo di Katia Fiorentino pubblicato nel volume “ Fuori dall’ombra “ Aa.Vv.

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