Giovanni Gastel

selected works
a cura di Maria Savarese
18 ottobre2019_31 gennaio 2020

“La parola che ho più in mente è eleganza.
Mi piacerebbe credere che fosse un concetto anche morale.
Ho cercato la mia estetica dentro questo termine”.[1]
Giovanni Gastel

 

Giovanni Gastel ha calcato in oltre quarant’anni di attività, dagli anni settanta ai giorni nostri, le scene di un palcoscenico culturale dove l’arte visiva strizza l’occhio alla realtà, ritagliandosi una sua personale e marcata identità. Le sue fotografie nascono dallo sguardo abile ed attento di un artista-poeta che vuole scovare il bello, mostrandolo con elegante sapienza.

“Ho iniziato come tutti i fotografi, con i viaggi”[2]: anche questa prima personale napoletana alla galleria Al Blu di Prussia, in cui sono proposti 27 Selected Works realizzati fra il 1989 e il 2017, può essere considerata come un viaggio nel tempo e nel mondo creativo di Gastel. Germano Celant nel catalogo dell’imponente mostra dedicata all’artista a Palazzo della Ragione a Milano nel 2016 scrive che “indagare sull’identità di una fotografia, significa indagare sull’identità del suo autore. E’ compiere un viaggio introspettivo all’interno di un’individualità che si può conoscere solo attraverso il suo racconto. E per conoscere bisogna riandare alla nascita, dove tutto è cominciato. L’itinerario di Gastel è radicato nella nascita e può essere letto come rivelatorio delle azioni che ha compiuto; pertanto per conoscerlo bisogna analizzarne la biografia, e la storia tangibile del percorso compiuto e delle tracce lasciate”[3].

Nato a Milano da Giuseppe Gastel e da Ida Visconti di Modrone, nipote di Luchino Visconti, dopo essersi dedicato alla poesia, è in questo contesto familiare, sociale e culturale che, negli anni settanta, decide di avvicinarsi alla fotografia, facendola diventare anche il mezzo per trasformare “l’arcaismo” della nobiltà, in un soggetto energico, rivitalizzato e contemporaneo.

Determinante per lui l’incontro nel 1981 con Carla Ghiglieri, che per tanto tempo sarà il suo agente e lo avvicinerà al mondo della moda.

Sin dagli anni dell’Alexandra Studio, aperto nel 1977, fino a quello odierno, di dieci anni più tardi, in via Tortona e dalla comparsa dei primi still life sulla rivista “Annabella”, e l’inizio della collaborazione nel 1982 con “Vogue Italia” e poi con “Mondo Uomo” e “Donna”, il suo nome appare nelle riviste specializzate insieme a quello di altri fotografi italiani quali Oliviero Toscani, Giampaolo Barbieri, Paolo Roversi, Ferdinando Scianna, o affiancato a quello di Helmut Newton, Richard Avedon, Annie Leibovitz, Mario Testino e Jürgen Teller.

Dai primi anni Ottanta, che vide Milano protagonista del boom del Made in Italy, ad oggi, Gastel ha collaborato con più di 50 testate italiane ed internazionali e pubblicato circa 130 copertine; ha prodotto oltre 500 campagne e cataloghi per diverse maisons di alta moda moda e pret – à – porter, grandi firme di beauty, gioielli e design.

E’ stato protagonista di importanti personali – dalla prima nel 1984 alla galleria Il Diaframma di Milano, a quella del 1997 alla Triennale curata da Germano Celant, analogamente a quella antologica di Palazzo della Ragione del 2016 – ha partecipato a prestigiose collettive, e sono stati scritti su di lui importanti contributi critici, come quello, solo per citarne uno, su “Style” allegato al “Corriere della Sera” nel giugno 2005, a firma di Gianemilio Mazzoleni, intitolato Fuoriclasse dell’obiettivo. 7 fotografi tra i più grandi del mondo, che lo consacra fra i protagonisti assoluti e più innovativi della fotografia di moda internazionale: oltre Gastel, Jurgen Teller, Eleln von Unwerth, Mario Testino, Michael Thompson, Paolo Roversi e Mario Sorrenti.

Selected Works prova a raccontare quest’intensa storia artistica attraverso una mirata selezione di opere fra le più significative dell’artista milanese, scelte senza seguire un ordine ben preciso, o una definita cronologia, se non quel fil rouge dettato dall’artista, ovvero la consapevolezza che ogni opera rappresenta la volontà di aver creato il meglio possibile.

Fotografate fra il 1989 ed il 2017 per le principali testate nazionali ed internazionali – “Donna”, “Vanity Fair”, “Vogue Spagna”, “Glamour”, “Men’s Health”, “Femme”, “Amica” – ecco le donne dell’universo Gastel stagliate sulle eleganti pareti della galleria, assolute protagoniste che catturano, affascinano e mostrano a tratti il loro lato più vero: volti accennati, ritratti, chiari-scuri, tagli e ritagli che accompagnano lo spettatore durante il percorso espositivo, in cui passato, presente e futuro convivono in bustier mozzafiato, in cappelli a tesa larga, trasparenze vedo e non vedo, preziosi accessori-gioiello.

Ed ancora figure femminili metamorfizzate – ricerca questa della metamorfosi iniziata a partire dagli anni novanta ed approdata nel 2015 negli Angeli caduti – ispirate da un quadro di Galileo Chini, Icaro, conservato nella casa romana dello zio Luchino, che, come afferma l’autore, sono “angeli che cadono e sentono forte quel senso di estraneità al mondo nuovo, un sentimento che conosco e che ha segnato il corso della mia vita fino a cercare di ricreare ogni giorno uno “piccolo” mio in cui dettare regole per me comprensibili”[4].

Fino alle recenti fotografie che ritraggono Ayako Comte e Leticia Herrera, due ritratti in bianco nero – genere che Gastel inizia a praticare anni prima quasi in una dimensione esclusivamente privata, ma che diventerà un punto importante della sua successiva ed attuale produzione autoriale.

Entrambe le opere sono straordinariamente essenziali, di una raffinata eleganza formale in cui si attua quella visione personale dell’artista rispetto allo stile che consiste nel togliere, e nell’usare sempre meno, meno luce, meno fondali, meno ambientazioni. Ed è proprio a quel punto che “resta la tua visione del genio altrui, quello che il genio ti ha lasciato”[5].

Maria Savarese

[1] Giovanni Gastel, La ricerca dell’assoluto, regia Giovanni Troilo, 2016, SKY ARTE HD

[2] Giovanni Gastel, in Giovanni Gastel, Silvana Editoriale, Milano, 2016, pag. 42

[3] Germano Celant, Una fotografia bifronte: Giovanni Gastel, in op.cit. pag. 15

[4] Giovanni Gastel, in op.cit, pag. 459

[5] Giovanni Gastel, La ricerca dell’assoluto, regia Giovanni Troilo, 2016, SKY ARTE HD

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