Bowes

ritorno a napoli
26 settembre_16 novembre 2013

Dal 26 Settembre 2013 al 16 Novembre 2013

L’ELENCO TELEFONICO DI POMPEI

Alan Jones
Niente è più ingannevole della leggerezza, del lirismo. Le Illuminazioni di Arthur Rimbaud, I Canti Orfici di Dino Campana, la “balaustrata di brezza” di Ungaretti, gli acrobati rosa o blu di Picasso. C’è un tacito rifiuto dei dogmi concettualisti minimalisti nel percorso post-modernista di David Bowes, passando per le tappe del modernismo, da Puvis, Rousseau, Picasso, De Chirico, Derain, Severini per arrivare, attraverso Pompei, alla sua destinazione.
Il pittore e la sua occasione: per De Chirico, i gladiatori,  i cavalli su una spiaggia, I bagni misteriosi. Per David Bowes, un’ “intima fantasmagoria” tutta sua. Da Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare a Mendelsohn alla Hollywood di Von Sternberg. In questo modo, David Bowes può mettere Pulcinella davanti ai grattacieli come De Chirico mescolava le epoche.  “Per me è naturalismo: una fontana molto antica, circondata da ragazzi delle scuole e turisti attuali. L’ America è piena di edifici neoclassici affiancati a fast food, di  chiese neo-gotiche prossime ai centri commerciali. Nessun bisogno del Surrealismo:  la nostra esperienza visiva quotidiana è già abbastanza scioccante”. Contemporaneità atemporale. Commedia dell’Arte: ” I personaggi della Commedia dell’ Arte sono carichi di riverberi, ognuno di essi  racchiude diversi mondi al proprio interno. Non credo che la pittura figurativa sia meglio servita dalla narrazione. ”
David Bowes e l’ Italia. “E ‘stato a causa di Annina Nosei che sono venuto per la prima volta.” Prima di allora, la New York di un decennio mitico. Gli amici erano Keith Haring, Jean Michel Basquiat, George Condo, Donald Baechler; le gallerie erano Annina Nosei, Tony Shafrazi, Gian Enzo Sperone.
Manhattan-Napoli: l’artista è stato immediatamente colpito dalla onnipresenza di una cultura popolare viva.  “Ho avuto la fortuna di scoprire Napoli grazie a Lucio Amelio. Lo avevo incontrato tramite Annina Nosei a New York. Era molto dinamico, molto carismatico. Mi chiamo’ per coinvolgermi in Terrae Motus. La mostra si inaugurava nel marzo 1986. A Napoli era già primavera ed ero molto felice di essere lì. Dopo una settimana decisi di rimanere. ‘Ti troveremo uno studio,’ disse, ‘e faremo una mostra in primavera.’ Proprio così. Lui era il modello stesso dell’ impresario “.
Ma Napoli significava anche il Museo Archeologico Nazionale.  “Recarsi li’ era una sorta di pellegrinaggio. Ero sempre stato innamorato della pittura romana; il naturalismo, il dettaglio decorativo, una specie di prospettiva esistenziale molto più convincente della prospettiva rinascimentale, l’esperienza naturale acutamente osservata  resa con rapida mano sicura… ” Prima di Napoli, Roma aveva rappresentato un altro soggiorno inevitabile. I primi artisti che David Bowes incontro’ furono Luigi Ontani e Renato Guttuso.  Emilio Primi  telefonando per portarlo ad una mostra della Scuola Romana.  Così David Bowes passa senza sforzo dal paesaggio panoramico al mundus humilis  della natura morta, e li considera quasi allo stesso modo. ” E ‘una questione di scala e di intimità. La natura morta è un paesaggio molto statico. Lo si può vedere in Morandi: degli oggetti su un piano appena sotto la linea dello sguardo. O in Pirandello: oggetti semplici in cui ci si imbatte ogni giorno. E’ la vita come la percepiamo. E infine c’è un’altra cosa, che è la poesia: una sedia vuota che definisce un’assenza. Mi identifico con i pittori del passato che conosco, penso alla loro vita quotidiana. Dipingere non è un’attività molto contemporanea “.
Il ballo del conte d’Orgel si basa su modelli classici per arrivare all’ ultra-moderno. Il suo autore, Raymond Radiguet, ha detto: non scandalizzare la borghesia, scandalizza l’ avanguardia.

Con il suo nome iscritto nelle pagine gialle di Pompei David Bowes non rimarrebbe mai senza lavoro. 
Torino,  Agosto 2013

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