Dietro le quinte Federico Fellini negli scatti di Patrizia Mannajuolo

A cura di Valentina Rippa
5 aprile_12 luglio 2019

E’ il 1979, Patrizia Mannajuolo, è tra i pochissimi fotografi ammessi al fuori set del film La città delle donne. Aprire oggi il suo archivio di foto in bianco e nero e a colori è come sfogliare un album di famiglia a distanza di tempo mettendo a fuoco ricordi, personaggi, attori e amici che restituiscono un periodo ricco di passioni, sogni, visioni come in un nostalgico amarcord. La fotografa, napoletana, formatasi tra Roma e Parigi, attraverso i suoi scatti, lontani dall’ufficialità delle foto di scena, mette in luce un Fellini inedito capace di grande empatia, intransigente e tenero al tempo stesso, visionario e geniale come i suoi film. Tantissimi gli attori e le celebrità che si avvicendavano sul set, perlopiù amici storici e colleghi come Anouk Aimé, Olghina di Robilant, Robert Altman, Jacqueline Bisset, Roberto Benigni, Nanni Moretti e naturalmente Marcello Mastroianni, Ettore Manni, la compagna di una vita Giulietta Masina e i produttori Renzo Rossellini, allora Presidente della Gaumont, e Daniel Toscan du Plantier.
Il film racconta di Snàporaz (Marcello Mastroianni) un uomo sposato, di mezza età, al tempo stesso affascinato e intimorito dalle donne. Dopo un tentativo fallito di sedurre, nella toilette di un treno, una misteriosa donna col colbacco (Berenice Stegers) ne è talmente affascinato da seguirla anche dopo il viaggio ritrovandosi con lei al centro di una convention femminista. L’atmosfera è delirante! Snàporaz è preso di mira da una folla di eccentriche donne arrabbiate, sensuali, maliarde, sadiche, bellissime come solo Fellini avrebbe potuto dipingerle!
Quello che appare evidente nella filmografia di Fellini, e che traspare dalle immagini di Patrizia Mannajuolo, è l’interesse del regista per il genere umano, la sua capacità di penetrare e descrivere l’identità storico-sociale, addentrandosi anche nei meandri della rivoluzione sessuale, con la curiosità e l’ironia che lo contraddistingueva, affascinato com’era dalle idee, dall’erotismo, dalla gente, dalla vita e soprattutto dalle donne. Tutti i suoi film ruotano intorno all’universo femminile perchè in fondo “l’uomo – diceva Fellini – ha sempre visto la donna come una creatura misteriosa su cui proiettare le sue fantasie anche banali, anche infantili, cercando in lei, incosciamente, la parte femminile di se stesso o una donna dei sogni: musa, madre, moglie, puttana, geisha, cavallerizza col frustino, ora impudica, ora morbida e protettiva“.
La realtà trasognata e illusoria così congeniale a Fellini, si traduce nello sguardo schietto e intrigante di Patrizia Mannajuolo, che restituisce l’aspetto più vero e realedel cinema, l’atmosfera di complicità e talvolta i contrasti del dietro le quinte. La fotografa si concentra sull’immediatezza dello scatto, facendo trasparire intimità ed emozione attraverso immagini giocose e rilassate, che ritraggono il regista nelle pose più caratteristiche; lo ritroviamo dietro la cinepresa, con in mano il grande megafono, urlante al mondo “e voilà, il cinema è come un circo, voglio il rullo di tamburi!” oppure avvolto nel lungo cappotto di cammello e nello sciarpone rosso, indispensabili per proteggerlo dall’umido di Cinecittà, quel luogo fantastico e evocativo dove passato e presente si mescolavano in modo indissolubile, crocevia di spettatori, cineasti e creatività. Cinecittà, dove, attorniato dai suoi collaboratori, venerato dagli attori, Fellini si sentiva davvero a casa.

Valentina Rippa

Galleria

Rassegna stampa

Da venerdì 5 aprile, Galleria Al Blu di Prussia_Fondazione Mannajuolo (via Gaetano Filangieri, 42 – Napoli) – lo spazio multidisciplinare di Giuseppe Mannajuolo e Mario Pellegrino – presentano “Dietro le quinte. Federico Fellini negli scatti di Patrizia Mannajuolo”. A cura di Valentina Rippa, la mostra rende omaggio al grande regista riminese in occasione dei 25 anni dalla scomparsa. In esposizione, una selezione di circa 50 scatti in un allestimento che amplia il corpus di immagini proposto in anteprima a Matera nel settembre 2018; a completamento, una brochure edito da Paparo Edizioni con testi di Augusto Caminito, Dante Ferretti, Valentina Rippa, Renzo Rossellini. Una proposta che figura tra gli eventi espositivi del NTFI Napoli Teatro Festival Italia 2019.

La fotografa napoletana, formatasi tra Roma e Parigi, attraverso i suoi scatti, lontani dall’ufficialità delle foto di scena, mette in luce il Fellini autentico, capace di grande empatia, intransigente e tenero al tempo stesso, visionario e geniale come i suoi film. In mostra circa 50 scatti inediti prevalentemente in bianco e nero provenienti dall’ archivio personale di Patrizia Mannajuolo: ricordi di una vita, personaggi, attori e amici che restituiscono un periodo ricco di passioni e sogni come in un nostalgico “amarcord”. La Mannajuolo, tra i pochissimi fotografi ammessi sul set di Federico Fellini, riesce a rubare gli sguardi di complicità e talvolta i contrasti del dietro le quinte, a far trasparire le emozioni del grande regista, con la consapevolezza di aver fatto parte non solo di un mondo sfavillante, quello del cinema, ma soprattutto di aver vissuto insieme al grande Fellini un sogno colossale. Sono immagini per lo più giocose e rilassate, che ritraggono il regista nelle sue pose più caratteristiche, avvolto nel lungo cappotto di cammello e nel suo sciarpone, indispensabili per proteggerlo dall’umido di Cinecittà, dietro la cinepresa con in mano il grande megafono per far sentire più forte la sua voce e urlare al mondo “e voilà, il cinema è come un circo, voglio il rullo di tamburi!” Tantissimi gli attori e le celebrità che si avvicendavano sul set, perlopiù amici storici e colleghi come Anouk Aimé, Olghina di Robilant, Robert Altman, Jacqueline Bisset, Roberto Benigni, Nanni Moretti e naturalmente Marcello Mastroianni, Ettore Manni, la compagna di una vita Giulietta Masina e i produttori Renzo Rossellini e Daniel Toscan du Plantier.

Patrizia Mannajuolo, si dedica alla fotografia sin da giovanissima, frequenta lo studio di Vittorugo Contino e collabora con svariati registi, attori e produttori del settore cinematografico e televisivo legati agli anni settanta e ottanta; tra le esperienze più significative la collaborazione con   Renzo e Roberto Rossellini per La lotta dell’uomo per la sua sopravvivenza (1970), serie televisiva di grande successo che descriveva le varie fasi storiche che hanno portato l’uomo occidentale in una determinata direzione; con Federico Fellini sul set di ” La città delle Donne” (1979), con Liliana Cavani per il film La pelle (1981) tratto dal romanzo omonimo di Curzio Malaparte, e poi Alberto Sordi e Monica Vitti per le riprese di Io so che tu sai che io so (1982) da un soggetto di Rodolfo Sonego prodotto da Augusto Caminito cui fece seguito uno special con la regia di Patrizia Mannajuolo sui problematici rapporti di coppia.