Filo Pezzullo

trame
a cura di Elvira Romano
5 giugno_28 giugno 2008

Per tradizione consolidata l’arazzo ed in genere l’arte tessile sono confinati nell’ambito della produzione di oggetti d’uso e ricondotti esclusivamente alla tecnica di lavorazione al telaio. L’arazzo nasce infatti con funzione ornamentale e pratica di protezione dal freddo o di separazione degli ambienti. Poteva avere l’aspetto di un “muro tessuto” facilmente trasportabile da una residenza all’altra e, a differenza degli affreschi, era rimuovibile in caso di incendio. Dal XIV secolo fili d’oro e d’argento impreziosiscono gli arazzi; simboli di ricchezza e prestigio adornano le corti europee e divengono appannaggio delle classi economicamente privilegiate.

Dal 1500 pittori famosi come Raffaello, Giulio Romano, Pontormo, ed in seguito Goya, Picasso…eseguono i disegni, o cartoni, raffigurati negli arazzi; l’attività di tessitura, esclusivamente artigianale, è eseguita dal maestro tessitore. Negli anni 20 del 1900 Annie Albers, docente di arte tessile del Bauhaus ed esponente dell’arte astratta, imprime però una svolta nella concezione della tessitura. “Più di qualsiasi altro tessitore Annie Albers è stata in grado di suscitare una comprensione di massa della complessa struttura dei tessuti. Ha unito l’intuito scultoreo dell’artista e le antiche arti del tessitore”. La Albers eleva la tessitura allo stesso rango della pittura. Le possibilità dell’arte tessile si ampliano ; l’uso del telaio viene sostituito dalla sperimentazione di nuove tecniche contemperando tradizione e contemporaneità; materiali diversi quali fibre sintetiche, corda, fili di ferro… si affiancano ai filati tradizionali.

Mirò e Royo realizzano arazzi innovativi dando plasticità alla base tessuta inserendovi vari oggetti, ad esempio ombrelli. Nell’attuale epoca digitale in cui “il fare” si oppone al virtuale e “l’immaginario non viene più fatto ma si mantiene pensato”; quasi tutti gli artisti tessili condividono l’importanza della fattualità manuale nella realizzazione dell’opera; quest’aspetto non è secondario, fa parte dell’opera, unitamente, al concetto che l’artista esprime attraverso l’opera tessile.

Riprendendo l’arte del creare e comporre con i fili, modulando l’uso del colore, accostando il filo vegetale con sabbie, lava e terra, interpretando e ritrovando l’esile struttura dei fili in vari materiali come la lana di vetro, prendono forma gli arazzi esposti Al Blu di Prussia. Sono creati da Mena Pezzullo con lo pseudonimo di Filo, che trova la sua radice nel nome e nella materia prima usata nei suoi lavori. Alcuni arazzi sono volutamente decorativi, di grande suggestione nella resa delle sfumature cromatiche, e traggono ispirazione dall’azzurro del mare o dalla luce bianca ed accecante della neve; altri traggono spunto dall’analisi delle attuali condizioni di degrado ambientale ricoprendosi di sostanze tossiche, cancerogene e plastiche. Il filo unico e potenzialmente infinito che compone gli arazzi decorativi, solido e compatto, in altri arazzi si assottiglia fino a troncarsi, metafora della fragilità dell’essere umano e dell’ambiente.

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